Gerusalemme, la città divisa unita dalla povertà In evidenza
Prima e oltre lo scintillio labirintico della Città Vecchia, la linea di cessate il fuoco che da mezzo secolo la divide, le faglie dei blocchi politici internazionali, i quotidiani attriti per strada e le drammatiche contrapposizioni teologiche; prima e oltre lo stillicidio delle narrazioni che insistono su epica, odio e tragedia, prima e oltre, Gerusalemme è unita nella povertà.
Solo un anno fa l’Ufficio statistico centrale, think tank indipendente, spiegava come metà della popolazione di Gerusalemme vivesse sotto la soglia minima: 920 dollari per una persona, 1.480 per una coppia, 10.000 per una famiglia di cinque, secondo gli standard dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Gerusalemme (occupata nel settore Est dal 1967 e ulteriormente assorbita con la legge votata lunedì che impone, pur fra aperture e ambiguità, una maggioranza assoluta in Parlamento per la cessione di qualsiasi area a una «entità straniera») continua a essere la regione meno abbiente dello Stato israeliano. Poco è cambiato dal 2016. I dati pubblicati dal National Insurance Institute (ente israeliano) nei primi giorni di dicembre dicono che il 55% dei bambini vive ancora nell’indigenza.