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In ricordo di don Andrea Santoro In evidenza

La chiamata dei primi apostoli come spunto di riflessione sul proprio livello di fede. È quanto monsignor Lorenzo Leuzzi, nominato dal Papa da pochi giorni vescovo di Teramo-Atri, ha proposto nella sua omelia nella celebrazione presieduta nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme ieri sera, 30 novembre, giorno della memoria liturgica di Sant’Andrea, patrono della Chiesa ortodossa. La Messa, come di consueto, è stata un’occasione per ricordare nel giorno del suo onomastico don Andrea Santoro, sacerdote romano ucciso in Turchia il 5 febbraio 2006.

«Dobbiamo rispondere alla domanda: “Chi sto seguendo?” – ha esordito Leuzzi – e domandarci se siamo entusiasti di essere alla sequela di Gesù, colui che abbiamo visto formare la sua prima comunità chiamando gli apostoli uno ad uno». Perché avere una vita di fede fatta di osservanza ai comandamenti, partecipazione alla Messa domenicale e adesione ai gruppi parrocchiali «non basta per dirci discepoli e testimoni del Signore» – ha spiegato il presule -: «il Vangelo ci dice che i primi apostoli lasciarono tutto e subito ma per farlo anche noi, dobbiamo sapere davvero chi vogliamo seguire, chi è il Signore nella nostra vita».

Senza motivazione ed entusiasmo, «senza la consapevolezza di avere incontrato chi, solo, dà pienezza alla nostra vita – ha continuato Leuzzi -, non possiamo arrivare a comprendere in profondità il dono della fede e della salvezza». Poi, suggerendo di guardare come modello non solo all’apostolo Andrea ma anche a don Santoro, ucciso nella chiesa di Santa Maria a Trabzon mentre pregava con la Bibbia in lingua turca tra le mani, trapassata da uno dei proiettili che lo hanno colpito ai polmoni, il vescovo ha esortato ad essere veri testimoni: «Dobbiamo avere la responsabilità e l’umiltà di fare incontrare il Signore ai fratelli, non noi», quindi l’invito ad interrogarsi su «cosa sarebbe stata la nostra vita senza il Signore» e l’ammonimento di non dare alla propria testimonianza cristiana la forma «del gruppo caritatevole che fa unicamente del bene perché non è questo il motivo fondante della vocazione dei primi discepoli».

Concludendo, auspicando per l’imminente
 nuovo anno liturgico vera testimonianza di fede da ciascuno, Leuzzi ha invitato «a rimettersi in cammino dietro al Signore affinché davvero i fratelli possano incontrare la pienezza e la salvezza, come è stato per quelli raggiunti dall’annuncio di don Andrea Santoro». Nel corso della celebrazione si è pregato anche per l’unità dei cristiani di Oriente e Occidente, per un fecondo dialogo interconfessionale e perché i cristiani d’occidente, attingendo alle sorgenti delle antiche Chiese orientali, sappiano ritrovare la freschezza della fede come accadde a don Andrea quando si recò in Medio Oriente nel suo primo pellegrinaggio del 1980. Del sacerdote poi missionario in Turchia dal 2000 al 2006 è stata recitata una preghiera tratta dal suo libro “Un fiore dal deserto” e ispirata proprio al Vangelo di Matteo sulla chiamata a diventare “pescatori di uomini”: Santoro esortava ad una fede del cuore, che crede senza il bisogno di vedere, una fede che “crede che vedrò”.

Da Romasette.it

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