Eventi ordinari

“Astro del Ciel” da 200 anni il canto di Natale

È stato invitato anche papa Francesco per celebrare in Austria i 200 anni della celebre canzone natalizia Stille Nacht!. L’invito al Pontefice è giunto dal governatore del Land di Salisburgo, Wilfried Haslauer, la terra dove il brano è stato composto fra il 1816 e il 1818. Anche l’arcivescovo di Vienna e presidente della Conferenza episcopale austriaca, il cardinale Christoph Schönborn, è stato coinvolto, come ha confermato il suo portavoce, Michael Prüller, che però ha parlato di possibilità ridotte di una visita di Bergoglio. Il brano è stato tradotto ed è cantato in più di 300 lingue e dialetti del mondo e ogni anno viene eseguito da due miliardi e mezzo di persone. La canzone è stata inserita anche nel 2012 dall’Unesco nella lista del patrimonio culturale intangibile dell’umanità.

La storia della canzone

Joseph Mohr è un giovane prete di 24 anni quando compone il testo di Stille Nacht! Nasce a Salisburgo nel 1792 ed è ordinato sacerdote nel 1815. Poco dopo l’ordinazione, viene mandato a Mariapfarr im Lungau come cappellano. Ed è qui che scrive le parole della canzone sotto forma di poesia.

La canzone nasce in un contesto politico complesso. Terminate le guerre napoleoniche, l’Europa riceve un nuovo assetto con il Congresso di Vienna. Il Principato arcivescovile di Salisburgo perde la sua indipendenza ed è smembrato: una parte passa nel 1816 alla Baviera, mentre una più consistente all’Austria. Mariapfarr soffre sotto le truppe di occupazione bavaresi. E non è un caso che il testo della quarta strofa di Stille Nacht! esprima un forte desiderio di pace.

Autore della musica è Franz Xaver Gruber, insegnante e organista della chiesa di San Nicola a Oberndorf dove don Mohr viene trasferito. Il maestro racconta il 30 dicembre 1854 nelle sue “Autentiche motivazioni - Nascita del canto di Natale Stille Nacht! Heilige Nacht!”: «Il 24 dicembre 1818 Josef Mohr, allora assistente parrocchiale della nuova chiesa parrocchiale di San Nikolaus ad Oberndorf, consegnò all’organista Franz Gruber (che all’epoca lavorava anche come insegnante presso la scuola di Arnsdorf) il testo di una poesia pregandolo di comporre una melodia adatta ad essere cantata da due voci soliste accompagnate da coro e chitarra». Il 24 dicembre 1818 Gruber consegna la partitura a Mohr. Viene deciso che la canzone sia eseguita durante la Veglia di Natale: don Mohr canta la parte del tenore e accompagna con la chitarra, mentre Gruber esegue la parte del basso. La canzone riceve «grande plauso» da parte della popolazione composta da marinai del sale e costruttori di navi.

Fra gli aneddoti che hanno animato la vita del brano uno è legato alla Grande Guerra. Nel dicembre 1914, come narra il film Joyeux Noël di Christian Carion, le truppe tedesche e quelle britanniche danno vita a un’informale tregua nel territorio belga di Ypres-Saint-Yvon. Quando le truppe prussiane abbandonano in qualche modo le trincee intonando un canto natalizio, l’esercito inglese risponde con lo stesso canto nella propria lingua. Il canto è Stille Nacht! per i tedeschi e Silent night per i soldati della Corona.

Da Avvenire.it

 

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SMS ai pastori di Betlemme

Carissimi pastori, una notte luminosa così non la si scorda mai. La si custodisce nel cuore come un evento di gioia grande. Avete avuto il primato della Visione dell’Uomo Nuovo e i vostri occhi grandi hanno contemplato il Figlio di Dio avvolto in fasce in una grotta di Betlemme. Vi siete premurati di dare soccorso a Giuseppe e Maria in un momento cosi delicato della loro vita.

Notte di Luce fra le tenebre del mondo, il canto degli angeli e l’accorrere degli ultimi nell’ora in cui il Cielo ha baciato la terra nel pianto innocente di un bambino appena nato. Quella notte il più piccolo tra gli abitanti di Betlemme ha ricevuto le vostre premure e le vostre carezze. C’è una regola che anima la vita degli uomini di tutti i tempi: da chi meno te lo aspetti hai sempre una parola di conforto e una pacca sulle spalle.

Notte da incorniciare perché non siete stati svegliati dai belati delle pecore ma dalla nascita del Redentore del mondo. E siete passati alla storia come i primi adoratori di Dio! Grazie!


 

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Novena del Santo Natale

16-24 Dicembre 2016 - ore 18:30

Cristo è venuto: eppure noi l'attendiamo ancora come già gli antichi figli di Israele. Cristo è in mezzo a noi: eppure noi viviamo l'esperienza dell'esilio, «sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore» (2 Cor 5,6). Tutto il Nuovo Testamento è permeato di questa attesa del Cristo che deve venire e che sembra continuamente imminente.

Vieni, Signore Gesù!

 

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Neet, un giovane su cinque non studia né cerca lavoro

Giovani che non studiano né stanno cercando un lavoro. Sono il 14,5% tra i maschi e il 23,3% tra le femmine, tra i 18 e 34 anni. Rappresentano lo zoccolo duro del vasto esercito dei Neet (Not in Education, Employment or Training), acronimo con cui vengono indicati i giovani che non partecipano a percorsi di istruzione o formazione e non hanno un lavoro: secondo le stime di Eurofound in Italia sono 2,2 milioni.

L’Università Cattolica ha cercato di capire chi sono, con l’Indagine Rapporto Giovani svolta in ottobre su un campione di 5.200 giovani. Dai primi dati provvisori, emerge che la maggior parte (80%) un lavoro lo sta cercando, ma poi c’è una fascia (intorno al 20%, più numerosa appunto tra le donne) che rischia di perdersi, ormai tanto sfiduciata da non far nulla. Per tutti i Neet l’Unione Europea ha lanciato un progetto, Garanzia Giovani, per offrire percorsi di orientamento, istruzione e formazione e inserimento al lavoro. In Italia non ha finora ottenuto risultati soddisfacenti.

Secondo il Ministero del Lavoro, poco più di un milione di giovani si è iscritto al programma: di questi, 790.919 sono stati presi in carico da parte dei Servizi per l’Impiego e a 409.831 è stata proposta almeno una misura (corso di formazione, tirocinio o stage). «La maggior parte dei Neet quindi non è stata finora intercettata, soprattutto quelli che un lavoro non lo stanno cercando e sono sfiduciati -sottolinea Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica e coordinatore dell’Indagine Rapporto giovani-. Si è riusciti invece a coinvolgere solo i giovani più dinamici, con livelli di istruzione più alti e alla ricerca di un impiego adeguato alla loro preparazione. Con una paradosso, però: per loro è stato deludente, in quanto le proposte erano poco qualificate».

Dei Neet e del programma Garanzia Giovani si parla oggi e domani al convegno “Neeting” in programma a Milano, organizzato dall’Istituto Toniolo, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e da Fondazione Cariplo. Alla due giorni  – che si tiene il 3 novembre all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Aula Pio XI e il 4 novembre presso BASE Milano in Borgognone, 34 – interverranno il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, esponenti del mondo accademico e di quello imprenditoriale.

I Neet in Italia sono più numerosi che negli altri Paesi dell’Unione europea. Prima della crisi, erano il 19% nel Belpaese e la media in Europa era del 13%. Nel 2014 in Italia si è arrivati al 26,2% mentre la media europea è salita al 15,4%. Ora che la fase più acuta della crisi economica è passata, c’è stato un calo dei Neet, ma mentre in Europa sono ora il 14,8%, nel nostro Paese si è scesi al 25,7%.

«Per ridurre il numero di Neet bisogna agire sia sullo stock, ovvero su chi si trova già da tempo in tale condizione e fatica ad uscirne, sia sul flusso, ovvero su chi sta finendo gli studi e si appresta ad entrare nel mercato del lavoro – aggiunge Alessandro Rosina-. Va inoltre stimolata e rafforzata la capacità di intraprendenza e di imprenditorialità dei giovani. Ma dobbiamo soprattutto decidere se in Italia le nuove generazioni sono le principale vittime di un paese rassegnato al declino o se, invece, vogliamo che siano le risorse principale di un paese che vuole tornare a crescere e ad essere competitivo. In questo secondo caso dobbiamo, coerentemente, destinare ai giovani le maggiori risorse e le migliori politiche per metterli nelle condizioni di dare il meglio di sé in un paese che dimostra con i fatti di credere in loro e nelle loro potenzialità».

Da Romasette.it

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