Convegni

Convegno sulla Lettera Pastorale “Il pozzo e la brocca”

A conclusione dell’Anno Pastorale 2009-2010 siamo ritornati su un testo che ha orientato il cammino della Comunità Diocesana: la Lettera Pastorale Il pozzo e la brocca. Abbiamo cercato di condividere le stanchezze e le fragilità di tanti diventando compagni di viaggio e facendoci carico delle fatiche e delle debolezze di tutti. Cogliendo alcune provocazioni del Vescovo abbiamo provato, durante l’Anno Liturgico, a entrare nella scena evangelica e metterci nei panni dei due protagonisti. Gesù e la Samaritana. Dio e l’uomo. Certamente risulta alquanto impegnativo mettersi nei panni di Dio. Però ci siamo accorti dell’atteggiamento di Gesù. Provocatore, accattivante, ma nello stesso tempo benevolo e amorevole. Nei panni della Samaritana, curiosa, intraprendente e aperta alla fede: lo riconosce giudeo, signore, profeta, Messia, Salvatore.

Afferma il nostro Vescovo: È la storia di un incontro tra il Figlio dell’Uomo e una donna, entrambi stanchi (per motivi diversi) e soli. È una relazione dialettica, vivacemente dialogica, di ricerca e rivelazione, di bisogno e donazione, di ferita e guarigione. La donna non è indifferente o ostile al giudeo Gesù, ma gli pone senza timidezze una serie di domande, mettendo in discussione gli stereotipi e le certezze del suo contesto socio-culturale: «Come mai, tu che sei giudeo, chiedi da bere a me…» (Gv 4,9), «Da dove hai dunque quest’acqua viva?» (Gv 4,11), «Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe?» (Gv 4,12). La centralità della Parola nella vita della Chiesa e di ogni fedele cristiano è stato caratterizzante per il nostro Biennio Biblico nella speranza di non lasciare nulla di intentato per ridare tono ed una radicalità più biblica ai nostri comportamenti e alle nostre scelte pastorali. Soprattutto noi pastori nei confronti dei fedeli abbiamo l’obbligo ed il dovere di non trascurare il compito primario dell’annuncio che “Gesù è risorto da morte e noi tutti ne siamo testimoni” (At. 2,32).

La prima comunità apostolica a fronte delle tante esigenze organizzative e caritative emergenti, non rinuncia al ministero della Parola, anzi tutti “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli, nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera” (At. 2,42). In questo nostro tempo saturo di parole inutili, che fonda il suo progresso su una comunicazione sempre più pervasiva, che costruisce i suoi modelli sull’apparire piuttosto che sull’essere, che costringe la gente a dipendere dai messaggi della pubblicità, che fa dell’audience il criterio del successo, in questo mondo ed a questo mondo dobbiamo annunciare la Parola di verità “viva ed eterna” (I Pt. 1,23). Fuori da ciò, senza la parola di Dio la vita del cristiano si traduce in un agire scriteriato che rischia di tradire ciò in cui si crede. Le Lettere Pastorali del nostro Vescovo ci hanno aiutato a capire e a mettere a fuoco la necessità del primato da dare alla parola di Dio; a riconoscere che la Parola è Gesù Cristo; che lo Spirito Santo conduce alla sua comprensione completa dandocene l’intelligenza.

Hanno fatto prendere coscienza della necessità di una competenza e di una più sentita responsabilità di noi pastori nei confronti dell’annuncio, che richiede un continuo aggiornamento formativo, e nei confronti del laicato che non è solo soggetto passivo, ma uditore della Parola e suo annunciatore convinto e preparato. Sono stati con noi la prof. Marida Nicolaci e P. Giuseppe Bellia, Docenti della Facolta Teologica di Sicilia, entrambi amici del nostro Vescovo e profondi conoscitori della Sacra Scrittura. Diversi i loro interventi e pubblicazioni su tematiche bibliche.

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