«La Chiesa… se si disinteressa dei poveri, cessa di essere Chiesa di Gesù e rivive le vecchie tentazioni di trasformarsi in una elite intellettuale o morale». È questa la frase centrale di Ritorniamo a sognare, libro intervista di Papa Francesco, volume che sintetizza il pensiero e l’azione del suo pontificato. Partendo dalla consapevolezza che la crisi causata dalla pandemia cambierà il nostro rapporto con gli altri, con la natura e l’ambiente che ci circonda, Papa Francesco si sofferma anche sulle altre pandemie che colpiscono l’umanità: guerre, rifugiati, fame, cambiamenti climatici. Ma ogni crisi può avere un valore positivo solamente se viene trasformata in un momento di crescita per tutti, di integrazione degli ultimi, degli esclusi da quei beni essenziali che rendono dignitosa l’esistenza. Tre momenti di riflessione vengono individuati e suggeriti dal Pontefice: 1) Vedere, esaminare la manifestazione della pandemia 2) Riflettere su cosa poter fare 3) Agire concretamente.
VEDERE: tanta è la sofferenza cui stiamo assistendo da restare paralizzati come ugualmente tanta è la cultura egoistica in cui siamo immersi da non renderci conto della sofferenza che ci circonda. Rischiamo di essere infettati dal virus dell’indifferenza: indifferenza verso il fratello, verso l’ambiente, il creato che ci circonda e i danni che vi causiamo con il nostro comportamento egoistico. La cultura del possedere, dello sfruttare è uno dei mali peggiori del nostro tempo; pertanto è necessario che nell’umanità «faccia irruzione la fratellanza».
SCEGLIERE: nella scelta di ciò che bisogna fare devono guidarci la Dottrina sociale della Chiesa, la ricerca del bene comune, i principi della solidarietà, della sussidiarietà e della destinazione universale dei beni e un’attenzione privilegiata per i poveri. Pertanto non possono essere condivisi i modelli dei paesi più ricchi che mirano ad una crescita economica continua e che producono sempre maggiori diseguaglianze. «Facciamo parte della creazione, non la possediamo». È necessario orientarsi verso un’economia che non crei solamente profitto ma che sostenga e protegga l’uomo, che corregga le enormi diseguaglianze.
AGIRE: nelle avversità si manifestano le qualità di un popolo; si prende coscienza di avere un destino comune, che nessuno può salvarsi da solo; si scoprono il valore e la necessità della fratellanza e della solidarietà fra le comunità. Pertanto è necessario il dialogo fra le componenti della società al fine di superare il modello economico del libero mercato; il mercato ha bisogno di essere orientato al bene comune. Dobbiamo mirare alla edificazione di uno Stato solidale il cui modello economico consenta ad ogni uomo una via dignitosa (lavoro-casa-istruzione-salute).
Nel quadro tracciato da questi tre verbi, Papa Francesco inserisce altri spunti di riflessione riguardanti la Chiesa e i problemi attuali che la travagliano; le problematiche suscitate dai Sinodi sulla famiglia, sui giovani, sull’Amazzonia per il cui superamento propone il dialogo intenso e continuo; solo così si avrà un «traboccamento» tra le diverse opinioni che porterà ad una sintesi in grado di superare le divergenze per approdare ad una nuova visione comune e condivisa. Un pensiero carico di speranza viene rivolto, infine, ai movimenti spontanei degli ultimi, dei diseredati che nelle periferie delle città si organizzano per sopravvivere e reclamare il loro diritto ad una vita dignitosa, come il movimento dei cartoneros di Buenos Aires. Alla fine della lettura si ha l’impressione di essere stati un pomeriggio ad ascoltare Papa Francesco che ci ha aperto il suo cuore quasi che abbia voluto condividere con ciascuno di noi le sue ansie e le sue speranze e al momento di congedarci ci dica: «Non dimenticarti di pregare per me».
Dott. Dario Vanoli