News

Festa del Sacro Cuore 2021 e Celebrazione Eucaristica

Ore 18:15

Adorazione Eucaristica

 

Ore 19:00

Solenne Celebrazione Eucaristica

 

Invocazioni al Sacro Cuore

Amore del Cuore di Gesù,

infiamma il mio cuore. 

Carità del Cuore di Gesù,

diffonditi nel mio cuore. 

Forza del Cuore di Gesù,

sostieni il mio cuore. 

Misericordia del Cuore di Gesù,

rendi dolce il mio cuore. 

Pazienza del Cuore di Gesù,

non ti stancare del mio cuore. 

Regno del Cuore di Gesù,

stabilisciti nel mio cuore. 

Sapienza del Cuore di Gesù,

ammaestra il mio cuore.

 

 

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Don Giuseppe La Placa Vescovo di Ragusa

8 maggio 2021. Il Vescovo S.E. Mons. Mario Russotto ha celebrato il solenne Pontificale nella festa cittadina di San Michele, nella quale si ricorda la liberazione della città di Caltanissetta dalla peste; durante la celebrazione eucaristica, trasmessa in diretta streaming, la comunità ha chiesto l’intercessione del suo patrono affinché la liberi dall’attuale pandemia. Un evento già calendarizzato, al quale la città di Caltanissetta tiene molto nonostante il grave momento.

Dopo la celebrazione alle 12.00 in punto, Mons. Mario Russotto ha annunciato che il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo di Ragusa Mons. Giuseppe La Placa, finora Vicario Generale della nostra Diocesi. Un grande applauso ha salutato l’annuncio, dato simultaneamente presso la Sala Stampa Vaticana e, ovviamente, a Ragusa, dove il Clero e i rispettivi organismi diocesani sono stati convocati di buon mattino dall’Amministratore Apostolico Mons. Roberto Asta, Vicario Generale della Diocesi Iblea.

In seguito delle improvvise dimissioni per motivi di salute di S.E. Mons. Carmelo Cuttitta, Vescovo Emerito di Ragusa, la sede è rimasta vacante negli ultimi cinque mesi. Mons. Giuseppe La Placa, 58 anni, sacerdote dal 29 giugno 1986, sarà il sesto Vescovo della Diocesi Iblea, la più giovane di Sicilia.

Mons. Mario Russotto ha sottolineato la sua personale stima per Mons. La Placa, riferendosi in modo particolare agli ultimi quindici anni durante i quali il Vescovo eletto di Ragusa gli è stato primo collaboratore. Ricordando l’elezione di S.E. Mons. Francesco Lomanto, Arcivescovo di Siracusa, avvenuta lo scorso fine luglio, ha ringraziato il Signore e il Santo Padre per quest’ultimo dono fatto alla nostra Chiesa locale. Mons. La Placa – compagno di ordinazione sacerdotale di Lomanto – è infatti il secondo Vescovo oriundo dalla nostra Diocesi in meno di un anno.

“Oggi – ha scritto il vescovo Russotto in una lettera alla comunità diocesana – con la nomina di don Pino a Vescovo di Ragusa, egli viene meno alla nostra Diocesi come fedele figlio ed esemplare Sacerdote e a me come prezioso primo collaboratore, ma siamo felici di donarlo come buon Pastore a quella Chiesa di Ragusa che mi è madre e che tanto amo, consegnandolo altresì a me come mio Vescovo! Intrecci e percorsi misteriosi di grazia, noti soltanto all’Altissimo! Questo nobile spirituale pastorale connubio fra le due Chiese sorelle, quella di Caltanissetta e di Ragusa, iniziato con il Venerabile Mons. Jacono, possa essere sempre più forte e foriero di luminose figure di santità, nel presente e nell’avvenire. Don Pino carissimo, grazie davvero dal profondo del cuore! Ora sei Vescovo eletto di una Chiesa bellissima, noi ti accompagneremo con affetto e preghiera perché con te e attraverso te possa diventare ancora più bella! E tu portaci nel cuore e ricordati ogni tanto di tutti noi nella tua preghiera”.

 

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Il giudice Livatino sarà Beato il 9 maggio

Il rito sarà celebrato nella cattedrale di Agrigento e presieduto dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Ucciso il 21 settembre 1990 "in odio alla fede", per la beatificazione del giovane magistrato è stata scelta la stessa data in cui Giovanni Paolo II - nel 1993 - fece visita alla città siciliana e lanciò la famosa invettiva contro la mafia.

A presiedere la celebrazione nella cattedrale del comune siciliano, sarà il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nell'udienza al Consiglio superiore della magistratura, il 17 giugno 2014, Papa Francesco definì Livatino "testimone esemplare, giudice leale alle istituzioni, aperto al dialogo, fermo e coraggioso nel difendere la giustizia e la dignità della persona umana". Il giovane magistrato morì per mano di quattro killer della Stidda, la mafia agrigentina, lungo la statale che ogni mattina percorreva con la sua utilitaria da Canicattì - dove viveva con i genitori - al tribunale di Agrigento. Aveva rifiutato la scorta sebbene consapevole dei rischi a cui era esposto. Il giudice ragazzino, soprannome con cui è passato alla storia, non voleva che "altri padri di famiglia" dovessero pagare a causa sua: viene ucciso, solo, colpito alle spalle. Il 22 dicembre 2020, Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che ne riconosce il martirio “in odio alla fede”. La motivazione che spinse la mafia ad eliminare Livatino, si legge nel documento che ha annunciato la decisione del Papa, "fu la sua nota dirittura morale per quanto riguarda l’esercizio della giustizia, radicata nella fede. Dai persecutori era ritenuto inavvicinabile, irriducibile a tentativi di corruzione proprio a motivo del suo essere cattolico praticante".

“Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio! - Giovanni Paolo II - 9 maggio 1993, Agrigento”.

Da Vatican.news

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Incontro Giovani e Famiglie

30 MAGGIO 2021

Incontro Giovani e Famiglia

«Il Signore dona a tutti noi una vocazione che è una provocazione per farci scoprire i talenti e le capacità che possediamo e perché le mettiamo al servizio degli altri. Ci chiede di usare la nostra libertà come libertà di scelta, di dire “sì” a un progetto d’amore, a un volto, a uno sguardo. Questa è una libertà molto più grande che poter consumare e comprare cose. Una vocazione che ci mette in movimento, ci fa abbattere trincee, aprire strade che ci ricordino quell’appartenenza di figli e fratelli».

Papa Francesco

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