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Commemorazione dei Defunti dell’anno

DOMENICA 6 NOVEMBRE

ore 18:00

Commemorazione dei Defunti dell’anno 

I familiari sono invitati a partecipare

dal 2 al 9 novembre

celebreremo

l’Ottavario dei Defunti

 

“O Dio, onnipotente ed eterno, Signore dei vivi e dei morti, pieno di misericordia verso tutte le tue creature, concedi il perdono e la pace a tutti i nostri fratelli defunti, perché immersi nella tua beatitudine ti lodino senza fine.

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Domenica della Carità

DOMENICA DELLA CARITÀ

30 ottobre

«Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.  Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». 

 

Mt 25, 35-40

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La Chiesa del Concilio. Attualità di un sogno

Cantiere Sinodale

La Chiesa del Concilio. Attualità di un sogno

(segue Adorazione Eucaristica)

Martedì 11 ottobre - ore 18:30

«La Chiesa del Concilio, sì, si è assai occupata, oltre che di se stessa e del rapporto che a Dio la unisce, dell’uomo, dell’uomo quale oggi in realtà si presenta: l’uomo vivo, l’uomo tutto occupato di sé, l’uomo che si fa soltanto centro d’ogni interesse, ma osa dirsi principio e ragione d’ogni realtà. Tutto l’uomo fenomenico, cioè rivestito degli abiti delle sue innumerevoli apparenze; si è quasi drizzato davanti al consesso dei Padri conciliari, essi pure uomini, tutti Pastori e fratelli, attenti perciò e amorosi: l’uomo tragico dei suoi propri drammi, l’uomo superuomo di ieri e di oggi e perciò sempre fragile e falso, egoista e feroce; poi l’uomo infelice di sé, che ride e che piange; l’uomo versatile pronto a recitare qualsiasi parte, e l’uomo rigido cultore della sola realtà scientifica, e l’uomo com’è, che pensa, che ama, che lavora, che sempre attende qualcosa il «filius accrescens» (Gen. 49, 22); e l’uomo sacro per l’innocenza della sua infanzia, per il mistero della sua povertà, per la pietà del suo dolore; l’uomo individualista e l’uomo sociale; l’uomo «laudator temporis acti» e l’uomo sognatore dell’avvenire; l’uomo peccatore e l’uomo santo; e così via. L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? uno scontro, una lotta, un anatema? poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani (e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo».

San Paolo VI

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Celebrazione Eucaristica di inizio Anno Pastorale

Celebrazione Eucaristica di inizio Anno Pastorale

Domenica 9 ottobre ore 10:00 – 12:00 

«Figlioli carissimi, stiamo vivendo un tempo in cui ci sono troppe, tante parole, a volte vuote, a volte inutili, a volte inflazionate. Stiamo vivendo un tempo difficile, molto difficile, inatteso, ancora incredibile per molti versi. Un tempo che ci vede ormai da oltre due anni leggere ogni giorno bollettini di nuovi contagi, bollettini di morte, ai quali si aggiungono quelli della guerra in Ucraina.

La crisi pandemica ha accresciuto in tantissime persone il senso di apprensione e incertezza, ma nello stesso tempo ci ha costretti a guardare alla vita dal punto di vista della fragilità, del limite, dell’imprevedibile.

Stiamo vivendo un tempo che vede crescere le sacche di povertà e di disagio… e l’aumento smisurato del prezzo delle materie di prima necessità. In questo tempo ci ritroviamo anche ad assistere alle tante guerre fra potenti per accaparrarsi le primizie della terra e il dominio del mondo. Per non parlare del grave disastro ambientale e del quasi raggiunto punto di non ritorno della catastrofe climatica. Quindi, se ci guardiamo attorno, ci viene proprio da chiedere: «Sentinella, quanto resta della notte?» (Is 21,11).

Cosa stiamo imparando da questa notte? Superata la notte della pandemia, non potremo essere più come prima di esserci entrati: o saremo peggiori – più indifferenti, più duri nel cuore, più chiusi in noi stessi – o saremo migliori. Chiediamoci, dunque, cosa raccogliere di questa notte per conservarla e diventare migliori».

Mons. Mario Russotto

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