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Grest 2022 al Sacro Cuore

Carissimo vecchio e amato GREST!

Ci sei mancato terribilmente…

e sei arrivato alla grande!

Abbiamo avuto

l’immensa gioia

di rivederti sempre giovane!

 

In un cortile pieno di vita

tra giochi, canti, balli e bans…

ti abbiamo aspettato tanto

e sei arrivato d’improvviso

sui volti dei nostri ragazzi

con un sorriso gentile

e con occhi capaci di catturare

il vero Essenzi ale.

 

E’ ripartito il nostro viaggio

sul pianeta della vita…

sogno, vedo

con gli occhi del cuore

spero, cerco,

cos’è l’Essenziale per me…

personaggi sempre nuovi

sul pianeta della vita

ho una volpe

e una rosa per amica…

 

E ORA AVANTI TUTTA CON IL NUOVO ANNO…

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Incontro Mondiale delle Famiglie

INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

22-26 giugno 2022

 

Dal 22 al 26 giugno papa Francesco accoglierà i circa duemila delegati delle conferenze episcopali, dei movimenti internazionali e delle associazioni familiari (170 delegazioni, 120 Paesi rappresentati). Il X Incontro mondiale delle famiglie verrà aperto mercoledì 22 giugno con il Festival delle famiglie alla presenza del Papa in Aula Paolo VI. Da giovedì 23 a sabato 25 giugno ci sarà il Congresso pastorale, sempre nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Sabato pomeriggio la Messa in San Pietro presieduta dal Papa e domenica l’Angelus conclusivo dell’evento.

Se fino a ieri la novità del X Incontro mondiale delle famiglie sembrava concentrata in due aggettivi, multicentrico e diffuso, ora sappiamo che per fotografare al meglio il grande evento siamo costretti ad aggiungere almeno altre due definizioni: laico e pastorale. Sui primi due aspetti è già stato detto tanto. Per la prima volta un grande evento ecclesiale non sarà interamente concentrato solo nella diocesi chiamata ad organizzarlo, questa volta Roma (22-26 giugno), ma sarà appunto 'diffuso' in tutte le comunità del mondo per espresso desiderio di papa Francesco.

Se Roma rimane il cuore dell’evento, tutte le diocesi sono chiamate a mettersi in sintonia per dare vita a incontri, manifestazioni, giornate di riflessioni. Ieri, presentando il programma dell’Incontro mondiale, Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero laici, famiglia e vita, ha ricordato che tante diocesi nel mondo «stanno utilizzando lo stesso schema dell’Incontro che si terrà a Roma e in molti casi perfino gli stessi temi del congresso pastorale». Ma perché 'laico e pastorale'? Durante la conferenza di ieri è stato reso noto anche il programma definitivo del Congresso pastorale e che – come spiegato sempre dal sottosegretario del Dicastero – a differenza di tutte le edizioni precedenti non avrà conferenze strutturate accademicamente con contenuti teologico- dottrinali, ma sarà un momento di incontro, ascolto e confronto tra operatori della pastorale familiare.

Sono previsti 62 relatori, quasi tutte coppie sposate, tre soli sacerdoti. Una scelta coerente con il tema indicato dal Papa per queste giornate, L’amore familiare: vocazione e via di santità, che riprende alcune indicazioni forti di Amoris laetitia e sollecita coraggiosi sviluppi della pastorale familiare. Perché, come non si stanca di ricordare il Papa, l’Esortazione postsinodale non è un testo teologico-dottrinale, ma pastorale, quindi concreto, reale, impastato con la vita concreta delle coppie e delle famiglie con tutte le fatiche e le fragilità connesse.

Quali temi in particolare, verranno affrontati? «La corresponsabilità sposi e sacerdoti nella pastorale delle Chiese particolari – ha elencato Gabriella Gambino – e poi alcune concrete difficoltà delle famiglie nelle società attuali; la preparazione alla vita matrimoniale delle coppie; alcune situazioni di “periferia esistenziale” all’interno delle famiglie; la formazione dei formatori in una pastorale famigliare piena di sfide e questioni difficili». C’è però un passo preliminare altrettanto importante: «Rendere le famiglie consapevoli che la loro è una vocazione, che nella loro vita quotidiana possono scoprire vie di santità incredibili, che possono trasformare il proprio ambiente di vita ecclesiale e sociale».

Cinque le conferenze principali del Congresso su alcuni temi fondamentali che saranno poi articolato in tre o quattro sotto-temi, nell’ambito di tavole rotonde, che sviluppano ulteriori questioni pastorali prioritarie. In tutto 30 interventi con relatori che provengono da 17 Paesi diversi. Ma quante saranno in tutte le delegazioni presenti a Roma? «In tutto 170 provenienti da 120 Paesi per un totale di circa duemila persone – ha spiegato ieri Leonardo Nepi, del Dicastero laici, famiglia e vita – e anche in questo in larghissima parte saranno famiglie, che rappresentano i tre quarti dei delegati». Ci saranno naturalmente anche sacerdoti e vescovi responsabili della pastorale familiare nelle diverse Conferenze episcopali. Don Walter Insero, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi di Roma, ha ricordato che la conduzione della Festa delle famiglie di mercoledì 22 è stata affidata ad Amadeus e alla moglie Giovanna Civitillo.

E ci saranno altre presenze artistiche, i giovani artisti de “ll Volo” (Gianluca Ginoble, Piero Barone e Ignazio Boschetto), insieme ad alcuni loro familiari, che canteranno ma racconteranno anche la propria esperienza di famiglia. Ci sarà modo di ascoltare anche alcune testimonianze sull’eredità spirituale e l’attualità della testimonianza dei coniugi beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, beatificati nel 2001 da San Giovanni Paolo II, patroni dell’Incontro mondiale, due sposi, hanno sottolineato Gigi De Palo, Anna Chiara Gambini, «a loro modo innovatori. Non solo perché sono la prima coppia di sposi a essere beatificata dalla Chiesa cattolica, il 21 ottobre del 2011 da san Giovanni Paolo II.

Ma anche perché il loro impegno non si esaurì semplicemente nell’accogliere e nell’educare i figli. Furono dediti al servizio e al bene comune. Di fatto iniziarono la pastorale familiare a Roma, proponendo incontri e accompagnamento per fidanzati e sposi. Il loro esempio è una chiamata a quella santità normale. Alla classe media della santità, direbbe papa Francesco».

Da Avvenire.it

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Il Sacerdote

«Le vesti sacre del Sommo Sacerdote sono ricche di simbolismi; uno di essi è quello dei nomi dei figli di Israele impressi sopra le pietre di onice che adornavano le spalle dell’efod dal quale proviene la nostra attuale casula: sei sopra la pietra della spalla destra e sei sopra quella della spalla sinistra (cfr. Es 28, 6-14). Anche nel pettorale erano incisi i nomi delle dodici tribù d’Israele (cfr. Es 28,21). Ciò significa che il sacerdote celebra caricandosi sulle spalle il popolo a lui affidato e portando i suoi nomi incisi nel cuore. Quando ci rivestiamo con la nostra umile casula può farci bene sentire sopra le spalle e nel cuore il peso e il volto del nostro popolo fedele, dei nostri santi e dei nostri martiri, che in questo tempo sono tanti! […] L’olio prezioso che unge il capo di Aronne non si limita a profumare la sua persona, ma si sparge e raggiunge “le periferie”. Il Signore lo dirà chiaramente: la sua unzione è per i poveri, per i prigionieri, per i malati e per quelli che sono tristi e soli. L’unzione, cari fratelli, non è per profumare noi stessi e tanto meno perché la conserviamo in un’ampolla, perché l’olio diventerebbe rancido ... e il cuore amaro. Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo; questa è una prova chiara. Quando la nostra gente viene unta con olio di gioia lo si nota: per esempio, quando esce dalla Messa con il volto di chi ha ricevuto una buona notizia. La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l’unzione, gradisce quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana, quando scende come l’olio di Aronne fino ai bordi della realtà, quando illumina le situazioni limite, “le periferie” dove il popolo fedele è più esposto all’invasione di quanti vogliono saccheggiare la sua fede. La gente ci ringrazia perché sente che abbiamo pregato con le realtà della sua vita di ogni giorno, le sue pene e le sue gioie, le sue angustie e le sue speranze. E quando sente che il profumo dell’Unto, di Cristo, giunge attraverso di noi, è incoraggiata ad affidarci tutto quello che desidera arrivi al Signore: “preghi per me, padre, perché ho questo problema”, “mi benedica, padre”, “preghi per me”, sono il segno che l’unzione è arrivata all’orlo del mantello, perché viene trasformata in supplica, supplica del Popolo di Dio. […] Così bisogna uscire a sperimentare la nostra unzione, il suo potere e la sua efficacia redentrice: nelle “periferie” dove c’è sofferenza, c’è sangue versato, c’è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni. […] Il sacerdote che esce poco da sé, che unge poco - non dico “niente” perché, grazie a Dio, la gente ci ruba l’unzione - si perde il meglio del nostro popolo, quello che è capace di attivare la parte più profonda del suo cuore presbiterale. Chi non esce da sé, invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore “hanno già la loro paga” e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con “l’odore delle pecore” questo io vi chiedo: siate pastori con “l’odore delle pecore”, che si senta quello -; invece di essere pastori in mezzo al proprio gregge e pescatori di uomini. È vero che la cosiddetta crisi di identità sacerdotale ci minaccia tutti e si somma ad una crisi di civiltà; però, se sappiamo infrangere la sua onda, noi potremo prendere il largo nel nome del Signore e gettare le reti. È bene che la realtà stessa ci porti ad andare là dove ciò che siamo per grazia appare chiaramente come pura grazia, in questo mare del mondo attuale dove vale solo l’unzione - e non la funzione -, e risultano feconde le reti gettate unicamente nel nome di Colui del quale noi ci siamo fidati: Gesù. […] Cari sacerdoti, Dio Padre rinnovi in noi lo Spirito di Santità con cui siamo stati unti, lo rinnovi nel nostro cuore in modo tale che l’unzione giunga a tutti, anche alle “periferie”, là dove il nostro popolo fedele più lo attende ed apprezza. La nostra gente ci senta discepoli del Signore, senta che siamo rivestiti dei loro nomi, che non cerchiamo altra identità; e possa ricevere attraverso le nostre parole e opere quest’olio di gioia che ci è venuto a portare Gesù, l’Unto. Amen».

Papa Francesco 28 marzo 2013

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24 giugno: Festa del Sacro Cuore

24 GIUGNO 2022

FESTA DEL SACRO CUORE

 

Ore 17,00: Processione del SS. Sacramento.

Itinerario: Messina, Domenico Savio, Rosmini, F. De Roberto, De Amicis, B. Croce, La Mantia, Trieste, Messina, Parrocchia

 Ore 19,00: Solenne Celebrazione Eucaristica

 Tutti siamo invitati a partecipare e a far festa a Gesù che passa per le nostre strade esponendo le coperte ai balconi e spargendo fiori.

I bambini e le bambine possono vestire la tunica bianca della Prima Comunione.

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