All’amata Chiesa di Noto e a Mons. Antonio Staglianò In evidenza
All’amata Chiesa di Noto e a Mons. Antonio Staglianò Amministratore Apostolico
Carissimi fratelli e sorelle,
discepoli del Signore che formate la splendida comunità cristiana di Noto: giunga a voi il mio fraterno saluto! Vengo a voi con spirito di umile fede nel giorno in cui viene comunicata la notizia della mia elezione a Pastore e guida della nostra comunità cristiana.
Il mio è il saluto del Risorto: «Shalom». La pace del Signore raggiunga il cuore di tutti voi impegnati a costruire sentieri di profonda umanità e scrivere pagine di vangelo vivo nel solco della nostra storia segnata da drammi e sofferenze ingiuste.
Il 12 dicembre scorso, memoria liturgica della Madonna di Guadalupe, il Nunzio Apostolico in Italia S.E.R. Mons. Emil Paul Tscherrig mi ha voluto incontrare a Roma per comunicarmi che papa Francesco mi aveva nominato Vescovo della Chiesa che è a Noto.
Il confronto amichevole, paterno e schietto con il Nunzio apostolico ha diradato le mie preoccupazioni e paure portando serenità e un grande senso di pace.
Fermandomi a pregare mi sono detto: «Continuerò ad alzare il calice della salvezza e invocare il nome del Signore con e per un popolo desideroso di camminare insieme al Suo Pastore Gesù, ai suoi sacerdoti, ai fedeli laici e crescere sulla via della santità».
Sono persuaso e profondamente convinto che «le misericordie del Signore non sono finite» e per questo non voglio nascondere le mie paure e la povertà della mia persona ma, nello stesso tempo, continuare a confidare nel Suo Santo Amore, nella Sua paterna e materna presenza. Desidero fortemente che il mio ministero apostolico sia ancorato al Suo umile Cuore di Pastore che conosce, ama e dona la sua vita per il gregge. Tutto il Suo gregge!
Con voi, Chiesa che il Signore mi affida, voglio ascoltare la Sua voce, pregare e celebrare la fede, camminare, suscitare il fascino dell’incontro gratuito e informale, tessere trame di feconda relazione con sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, famiglie, giovani, ragazzi, anziani, bambini, ammalati, poveri, bisognosi, con le altre confessioni religiose, istituzioni tutte e con ogni uomo e donna di buona volontà che ogni giorno faticano per realizzare il proprio sogno. Sulla Tomba dell’apostolo Pietro e su quella di San Giovanni Paolo II, il cui insegnamento ha guidato e illuminato la mia attività apostolica, ho pregato per voi, per le vostre famiglie e le vostre intenzioni.
Vengo a voi rispettoso della vostra maternità ecclesiale. Ricordo con profonda ammirazione ciò che Sant’Ambrogio scriveva rivolgendosi ai fedeli laici della sua Chiesa: «Voi, che possedete il sacerdozio universale, siete per me dei genitori. Proprio così: voi siete contemporaneamente genitori e figli. Presi ad uno ad uno siete figli, mentre tutti insieme formate un corpo, siete dei genitori che danno la vita» (Commento al Vangelo di Luca, 8,73).
Un caro saluto a Mons. Antonio Staglianò chiamato dal Santo Padre a presiedere la Pontifica Accademia di Teologia. Ringraziandolo per il lavoro svolto in Diocesi lo ricordo nella preghiera augurandogli ogni bene nel Signore.
Saluto Mons. Angelo Giurdanella, Vescovo di Mazara del Vallo, Mons. Rosario Gisana, Vescovo di Piazza Armerina, Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, figli della nostra amata Chiesa netina. Il mio pensiero cordiale va anche a Mons. Giuseppe Malandrino, emerito e a Mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina. A tutti voi chiedo la vicinanza nella preghiera.
A voi presbiteri e diaconi, primissimi collaboratori nel ministero pastorale, giunga il mio cordiale e fraterno saluto. A tutti voi che nella fedeltà e con tanta fatica feriale vi spendete per la crescita del popolo santo di Dio. Sappiate che voglio condividere la vostra strada, sentire il vostro passo e la vostra passione che sempre più deve spingerci a edificare una Chiesa viva, povera, mite, misericordiosa, sinodale, attenta e aperta ai bisogni di tutti e non di pochi. Siamo chiamati a vivere insieme nella fraternità per custodire e ravvivare il dono che Dio ci ha fatto. Alle vostre comunità parrocchiali, alle famiglie e in modo particolare a quelli che sono segnati da ferite corporali o spirituali, giunga il mio fraterno saluto.
Ci accomuni sempre lo stile del buon samaritano che ci insegna la modalità con la quale dobbiamo inginocchiarci dinanzi alle ferite altrui. Una misericordia veramente completa, genuina, senza interessi o mezze misure è un gesto di puro dono, gratuito e benevolo. In Sacerdozio e poesia Mons. Francesco Pennisi, scriveva sulla vita presbiterale: «Lui solo ha il privilegio di vedere, qui sulla terra, l’inferno e il paradiso; cuori che in anticipo hanno le disperazioni, le ribellioni, le bestemmie ed il fuoco dell’inferno; cuori di santi che nella pace e nell’estasi fanno intravedere il paradiso».
Saluto con affetto i nostri cari seminaristi. A Dio che chiama avete donato gratuitamente la vostra vita. Siate testimoni della gioia e della speranza perché vivere il sacerdozio significa testimoniare il vangelo costruendo comunità credibili e sante.
Ai Religiosi e alle Religiose esprimo la mia personale gratitudine. La vostra scelta d’amore sia il segno di un’oblazione orante e caritatevole. Voi siete la «luce del mondo», voi avete scelto «la parte migliore». Siate lampade per questi nostri tempi così cupi e minacciosi. La gente ha bisogno di essere ascoltata, amata, compresa e aiutata.
Saluto i fedeli laici, i membri delle varie associazioni, gruppi e movimenti, le confraternite e le aggregazioni laicali tutte. Saluto coloro che appartengono ad altre confessioni religiose, a chi crede di essere lontano dal Buon Dio o crede di avere smarrito per sempre la strada. A tutti ricordo ciò che annunciava Papa Francesco nella Quaresima del 2016: «Non c’è santo senza un passato né peccatore senza futuro». Questa è la speranza cristiana!
Ai catechisti, agli operatori pastorali, agli insegnati di Religione dico fin da adesso il mio grazie. Stare nella Chiesa di Cristo significa spendersi per Lui, cercare con sapienza evangelica vie nuove continuando ad essere fedeli al Vangelo.
Ai giovani e ai ragazzi che incontrerò nelle comunità parrocchiali o lungo le strade dei nostri Comuni dico: voi siete non il futuro ma l’oggi della Chiesa e della società. Abbiamo bisogno della vostra fantasia, della vostra spensieratezza e non fatevi rubare da chicchessia i sogni più belli. La vita ci appartiene e la vogliamo vivere in pienezza. Sempre. Sognate cose grandi insieme ai nostri sacerdoti e rendete le nostre comunità «case e scuole di comunione», luoghi di incontro e di confronto, di amicizia e di crescita nella fede semplice e vera.
Un saluto alla Diocesi di Butembo-Beni, in Congo. Nello spirito della comunione e mutua relazione vi giunga il mio caloroso e fraterno abbraccio. Ci si arricchisce scambievolmente se tutti riusciremo ad abbattere barriere ed ostacoli che non danno ampio respiro alla nostra vita spirituale e pastorale.
Infine, il mio più cordiale saluto giunga a tutte le autorità civili e militari del territorio, alle istituzioni delle provincie di Ragusa e Siracusa. A tutti assicuro la collaborazione, nel rispetto delle nostre identità ma concordi e unanimi nella ricerca di tutto ciò che necessita al bene di ogni persona, soprattutto degli ultimi e dei più bisognosi.
Il mio pensiero filiale alla Chiesa di Caltanissetta che mi ha donato la fede e reso sacerdote di Cristo.
Un affettuoso saluto al mio Vescovo Mons. Mario Russotto. Sono grato al Signore che lo ha chiamato a guidare la nostra Chiesa con diligenza e amore paterno. In questi anni direttamente ho potuto lavorare con lui e tracciare sentieri di vicinanza pastorale al popolo di Dio, in modo particolare ai giovani, ai catechisti e agli insegnanti di religione. Quante giornate indimenticabili nella nostra piccola e amata chiesa nissena! Confronti sereni e fruttuosi per far crescere il nostro popolo nella fede e nell’amore. Lo ringrazio per questi anni meravigliosi, per il bene incondizionato e la profonda stima nutrita nei miei confronti.
Il mio saluto ai carissimi confratelli Mons. Giuseppe La Placa, vescovo di Ragusa e Mons. Francesco Lomanto, arcivescovo di Siracusa. Sono certo che, nello spirito della sinodalità, le nostre comunità sapranno indicare le vie da percorrere per realizzare progetti di comunione a servizio del popolo di Dio.
Ringrazio i confratelli e i docenti dell’Istituto Teologico “Mons. Giovanni Guttadauro”, i seminaristi, i membri di tutte le Aggregazioni laicali, dei Movimenti, delle Associazioni, del Consiglio Pastorale e Presbiterale, i Religiosi e le Religiose, i collaboratori della Curia Vescovile, i catechisti della Diocesi, gli Insegnanti di Religione e le comunità cristiane incontrate nello svolgimento del mio servizio diocesano come Direttore della Pastorale Giovanile e dell’Ufficio Catechistico.
Alla comunità del Sacro Cuore di Caltanissetta, dove per ventidue anni sono stato compagno di viaggio di tanti fratelli e sorelle, va il mio singolare ringraziamento. Spendersi per Cristo significa governare e rigovernare una locanda dove il passo stanco del pellegrino può trovare riposo e ristoro sapendo che lì ci si può sedere a mensa con il Signore e incontrarLo veramente.
La mia personale gratitudine al Collegio dei Docenti del San Tommaso di Messina, agli alunni e ai membri del Centro di Pedagogia Religiosa. Ai Figli e alle Ancelle dell’Amore Misericordioso fondato dalla Beata Madre Speranza di Gesù, ai sacerdoti diocesani con voti, il mio più caloroso abbraccio e fraterno ringraziamento. Ai membri della Segreteria Nazionale del Forum degli Oratori italiani della CEI di cui ho fatto parte. Grazie! Lì ho imparato e contemplato che l’animazione dei ragazzi e dei giovani in Oratorio è una via percorribile per ridare speranza e gioia alla nostra pastorale giovanile.
Alla mia famiglia. Alla mia grande zia, alle mie sorelle e a mio fratello, ai miei cugini e parenti tutti. Agli amici di sempre! Il vostro affetto in questi anni l’ho percepito come il respiro gratuito dell’anima. La storia della nostra famiglia la custodisco nel cuore come spazio di vita sofferta e gioiosa.
Un grazie infinito ai miei genitori Pina e Giovanni che il Signore ha chiamato nella gloria della Gerusalemme celeste. Sono loro l’Alfa e l’Omega della mia vita e di questi primi 32 anni di sacerdozio. Da loro ho imparato l’alfabeto della fede e della carità. Partendo dal sacrificio si arriva a gustare la vita in pienezza. Sono stato sempre orgoglioso di loro e so che dal cielo vegliano notte e giorno su di me e su tutti i miei familiari.
Alla materna intercessione della Vergine Maria Scala del Paradiso, a San Michele Arcangelo, San Corrado Confalonieri, San Nicolò, Santa Rosalia, San Giovanni Bosco, San Giovanni Paolo II e alla Beata Madre Speranza di Gesù, affido tutti voi, tutti coloro che hanno lasciato la nostra terra per motivi di studio, lavoro o salute, affido la mia persona e il mio ministero episcopale perché come servo e pastore possa camminare con voi, popolo santo di Dio e ricordare che «eterna è la sua misericordia».
Nell’attesa di potervi incontrare al più presto vi auguro di vivere un sereno Natale del Signore: che porti la pace in questa stagione di sofferenza e di dolore a causa della pandemia e della guerra. Che la stella del Santo Natale ci guidi a Betlemme e ciascuno di noi riconosca la potenza d’amore del Bambinello Gesù. A Natale come segno di gratitudine per il dono della pace, invitate i vostri figli e ragazzi a benedirvi perché «a chi è come loro appartiene il regno dei Cieli».
Pregate per me! Grazie!
Caltanissetta, 22 dicembre 2022
Vostro Aff.mo
✠ Salvatore Rumeo
Vescovo eletto di Noto