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La “passione educativa” dell’insegnante di Religione Cattolica In evidenza

Basta più religione a scuola….! No…perché è la disciplina che “riunisce” tutte le altre! Lunga litania recitata nei corridoi, nelle sale dei professori e magari davanti ad una tazzina di caffè. Diverse sono le opinioni sul posto occupato dall’Insegnamento della Religione Cattolica nella scuola italiana. Certamente non può essere ridotto alla trasmissione di una serie di informazioni neutre sul dato religioso e nemmeno può essere legato solo agli interessi momentanei e diversi dei giovani.

Nel 1991 San Giovanni Paolo II rivolgeva agli insegnanti di religione cattolica l’invito a «non sminuire il carattere formativo dell’insegnamento e a sviluppare verso gli alunni un rapporto educativo ricco di amicizia e di dialogo tale da suscitare nel più ampio numero di alunni, anche non esplicitamente credenti, l’interesse e l’attenzione per una disciplina che sorregge e motiva la loro ricerca appassionata della verità».

Il docente di religione è chiamato a dare senso pieno al suo lavoro primariamente sul piano dell’intenzionalità educativa che trova il suo principio e sostegno nella fede di cui il docente è testimone credibile. È un impegno che va svolto «con la solerzia, la fedeltà, l’interiore partecipazione e non di rado la pazienza perseverante di chi, sostenuto dalla fede, sa di realizzare il proprio compito come cammino di santificazione e di testimonianza missionaria». (San Giovanni Paolo II).

Questi alcuni tratti più significativi della figura e del compito del docente di religione cattolica: il primo riguarda la sua professionalità. Essa esige la presenza e l’esercizio di alcune doti che sono proprie di ogni docente nella scuola: capacità progettuale e valutativa, relazionalità, creatività, apertura all’innovazione, costume di ricerca e di sperimentazione. Lo sforzo che la Chiesa in Italia va facendo in questo campo è ampio, articolato e ricco di iniziative, con grande impiego di energie, di persone e di mezzi. Ad esso corrisponde da parte degli insegnanti di religione una generosa disponibilità che suscita la nostra ammirazione e merita il nostro ringraziamento.

Un altro fondamentale aspetto dell’identità del docente di religione è la sua particolare relazione attiva con la Chiesa, dalla quale egli riceve il necessario riconoscimento di idoneità che non è paragonabile ad un diploma che abilita a insegnare correttamente la religione cattolica. Essa stabilisce tra il docente di religione e la comunità ecclesiale nella quale vive un rapporto permanente di comunione e di fiducia.

Inoltre egli deve favorire la sintesi tra fede e cultura, tra vangelo e storia, tra i bisogni degli alunni e le loro aspirazioni profonde. Il suo insegnamento esige, pertanto, una continua capacità di verificare e di armonizzare i diversi e complementari piani: teologico, culturale, pedagogico, didattico. L’opera educativa del docente di religione tende infatti a far acquisire ai giovani la capacità di accogliere criticamente i messaggi religiosi, morali e culturali che la realtà offre, aiutandoli a coglierne il senso per la vita.

Riconosciamo anche che l’insegnante di religione deve muoversi con una carica interiore di fede che può definirsi come la spiritualità propria dell’insegnante di religione cattolica. Si tratta di una spiritualità ricca di atteggiamenti evangelici e profondamente umani, che anche che aiutano a trovare la propria personale realizzazione come docente nella scuola, con una precisa identità, nella consapevolezza che la vita è essenzialmente vocazione.

Don Salvatore Rumeo

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