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L’ISTAT certifica il calo delle nascite In evidenza

151: è il numerodei bambini nati in Italia nel 2017. Oltre 15mila in meno rispetto al 2016. Sono i numeri del rapporto Istat “Natalità e fecondità della popolazione residente”, presentato ieri, 28 novembre, a Roma, nella sede dell’Istituto di statistica. Nell’arco di tre anni, dal 2014 al 2016, le nascite sono diminuite di circa 45mila unità; rispetto al 2008 il calo è di 120mila. In sintesi, «la fase di calo della natalità innescata dalla crisi che si è avviata nel 2008 sembra aver assunto caratteristiche strutturali». Se è vero infatti che per quasi tre quarti della differenza di nascite verificata tra il 2008 e il 2017 la spiegazione sta nella diminuzione della popolazione femminile tra i 15 e i 49 anni osservata nello stesso periodo, la restante quota dipende, secondo i ricercatori Istat, dai livelli di fecondità, sempre più bassi. Il calo della natalità poi si riflette soprattutto sui primi figli – 241.267 nel 2017 -, diminuiti del 25% rispetto al 2008. Nello stesso arco temporale i figli di ordine successivo al primo si sono ridotti del 17%.

Prosegue la diminuzione della fecondità delle donne, in atto dal 2010. Il numero medio di figli per donna scende a 1,32 (1,46 nel 2010). Le donne italiane hanno in media 1,24 figli (1,34 nel 2010), le cittadine straniere residenti 1,98 (2,43 nel 2010). La riduzione del numero medio di primi figli per donna tra il 2010 e il 2017 è responsabile per il 68% del calo complessivo della fecondità delle donne italiane e per l’81% di quello delle donne straniere. «In dieci anni abbiamo perso una città delle dimensioni di Bergamo o Siracusa e persino un quarto dei figli unici del Paese», commenta il presidente nazionale del Forum famiglie Gigi De Palo. «Ci sono ancora i margini per invertire la rotta, ad esempio modificando e migliorando le modalità di calcolo del reddito di cittadinanza con l’introduzione del criterio dei carichi familiari, per calibrarlo in modo più equo – prosegue -. Ma ormai non c’è più tempo da perdere».

Secondo il presidente del Forum famiglie, «i figli non sono e non possono essere un peso o un privilegio ma devono essere riconosciuti dallo Stato e dalla società come un investimento sul proprio futuro: chi sosterrà un Paese sempre più anziano?». Proprio per questo da un anno il coordinamento delle associazioni familiari propone «un Patto per la natalità che coinvolga tutte le forze del Paese, a partire dal ministero dell’Economia». Per De Palo, «è urgente un piano Marshall che faccia ripartire le nascite e dia risposte concrete ai giovani». Al momento invece «sta per andare via un’altra Legge di bilancio senza che vengano inserite modifiche strutturali in grado di invertire la rotta dell’inverno demografico che anche oggi è stato tristemente certificato da Istat». Con cifre «da bollettino di guerra».

Sulla stessa linea il commento della presidente del Movimento per la vita italiano Marina Casini Bandini. «Quella italiana – afferma – sembra essere diventata una società senza uno sguardo sul futuro, che ha scelto di non investire sul domani». Per Casini Bandini è «drammatico» il fatto che «la rinuncia alla natalità sembra aver assunto caratteristiche strutturali, alle quali si aggiunge calo dei matrimoni, boom dei divorzi d una tendenza all’abortività che non dà segni veri di riduzione». Eppure, la presidente del Movimento per la vita ne è convinta, «la voglia di figli, in verità, non è venuta meno, ma è sempre più difficile accogliere un figlio in una società che non fa nulla per essere accogliente». Quindi un monito: «È necessario che l’Italia faccia un investimento sul futuro, come altri Paesi che hanno dimostrato che credere nel futuro è possibile anche in situazioni più critiche. L’Italia deve e può rilanciare la voglia e la possibilità di avere figli con concreti interventi economici e servizi. Senza figli non c’è futuro».

Da Romasette.it

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