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In Siria 3 milioni di bambini nati e cresciuti in guerra In evidenza

A sei anni dall’inizio del conflitto in Siria, Save the children fa il punto sulla situazione dei bambini nel Paese: 5,8 milioni, denunciano, i piccoli che «vivono ancora sotto i bombardamenti e hanno bisogno di aiuti»; 1 su 4 «rischia conseguenze devastanti sulla salute mentale». Ancora, «sono almeno 3 milioni i bambini che hanno oggi 6 anni e non hanno mai conosciuto altro che la guerra». Questa la fotografia del Paese nelle pagine di “Ferite invisibili”, il nuovo rapporto dell’associazione presentato oggi, 7 marzo, che per la prima volta indaga, attraverso interviste e testimonianze raccolte tra adulti e minori all’interno del Paese, l’impatto psicologico sui bambini coinvolti nel conflitto siriano.

Stando ai dati riportati da Save the children, si stima che siano oltre 470mila le vittime della guerra in Siria ma a vivere in condizioni di povertà è «l’85% della popolazione siriana» mentre 4,6 milioni di persone vivono in aree «assediate o difficilmente raggiungibili». A questo va aggiunto che «sono 6,3 milioni gli sfollati in Siria e 4,9 milioni – tra cui 2,3 milioni di bambini – sono rifugiati e hanno dovuto lasciare il Paese». Ancora, «due bambini su tre dicono di aver perso qualcuno che amavano, la loro casa è stata bombardata o sono rimasti feriti a causa del conflitto».

Proprio la situazione dei minori, secondo gli osservatori di Save the children, è particolarmente preoccupante. «Il 50% degli adulti – si legge nel rapporto – denuncia che gli adolescenti ormai fanno uso di droghe per affrontare lo stress, le violenze domestiche sono aumentate e il 59% degli intervistati conosce bambini e ragazzi reclutati nei gruppi armati, alcuni anche sotto i 7 anni». Secondo 81 su 100 degli adulti intervistati, «i bambini sono diventati più aggressivi, sia nei confronti dei genitori e dei familiari che degli amici» mentre la metà denuncia che i piccoli «non riescono più a parlare e sono molti anche quelli che commettono atti di autolesionismo, che sfociano spesso in tentativi di suicidio».

Tantissimi i bambini che soffrono di minzione involontaria e di frequente enuresi notturna (lo riferisce il 71% degli adulti) e quelli che la notte non riescono a dormire per gli incubi, la paura del buio, dei bombardamenti, della perdita della famiglia. «Questa ricerca – denuncia il direttore generale di Save the children Italia Valerio Neri – dimostra che le conseguenze del conflitto sui bambini siriani sono devastanti. Bambini che sognano di morire per poter andare in Paradiso e avere così un posto dove poter mangiare e stare al caldo o che sperano di essere colpiti dai cecchini per arrivare in ospedale e magari poter scappare dalle città assediate. Genitori che preferiscono dare in spose le proprie figlie ancora bambine perché non possono occuparsi di loro, generandone la disperazione che in alcuni casi le porta addirittura al suicidio. Bambini lasciati orfani della guerra che pur di avere qualcosa da mangiare si uniscono ai gruppi armati. Non possiamo rimanere a guardare – afferma –  mentre si consuma questa tragedia sulla pelle dei bambini. Devono immediatamente smettere i bombardamenti sui civili e gli aiuti devono raggiungere le popolazioni con particolare attenzione al sostegno psicologico per i più piccoli e vulnerabili».

Una delle più grandi paure dei bambini che vivono ancora in Siria è quella delle bombe e basta qualsiasi rumore a provocare reazioni di panico. Come accade a Marwan, 6 anni, di Aleppo. «Odio gli aerei – racconta – perché hanno ucciso mio padre». Oggi non è più capace di parlare ma sa soltanto gridare. Tantissimi i bambini che smettono di parlare, che soffrono di tremendi mal di testa, difficoltà a respirare e paralisi temporanee degli arti. E tanti i bambini e gli adolescenti che per combattere la paura si rifugiano nelle droghe, nell’alcool o compiono atti di autolesionismo. Ma tra le loro più grandi paure c’è anche la mancanza di educazione e l’impossibilità di andare a scuola, che crea problemi oltre che nell’apprendimento anche nella socializzazione. Oltre 4mila le scuole attaccate dall’inizio del conflitto: circa 2 al giorno. Una su 3 è danneggiata da bombe o è stata trasformata in rifugio per sfollati e circa 150mila tra insegnanti e personale educativo hanno lasciato il Paese. Le scuole che rimangono in piedi continuano ad essere obiettivi di attacchi indiscriminati e la maggior parte dei bambini e degli adolescenti non può frequentarle. Il 50% dei piccoli che frequentano ancora la scuola dicono di avere paura ad andarci perché non si sentono al sicuro e la maggior parte dice di aver perso «il senso del futuro» senza la possibilità di studiare.

Da Romasette.it

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